Reviews

Hardsounds Magazine, Italy [80/100]

08/11/2012
Erase And Reborn The Humanity
2012, Metal Scrap Records.

Quanto ci mancava una release del genere? Tanto. Abbiamo avuto diversi pezzi grossi del grind alle prese con nuovo materiale nel 2012, ma si trattava più che altro di band già affermate che avevano detto tutto o quasi quello che avevano da dire assestandosi su livelli ottimi, ma senza quella spinta che aveva caratterizzato i loro primi lavori. Pensiamo agli ultimi prodotti di Phobia e Napalm Death. Necessaria aria fresca, necessaria qualche band che abbia un songwriting quantomeno buono, e che soprattutto abbia qualche spunto innovativo per la scena, meglio ancora se la band è semi-esordiente. La descrizione corrisponde esattamente ai Sectorial. Possiamo dirci non soddisfatti, ma molto di più. Gli ucraini arrivano al debutto dopo una trafila di EP, e questo 'E. A. R. T. H.' è quanto di meglio potesse arrivarci dalla lontana Ucraina. Un album che suona come un grande massiccio di grindcore dalle influenze più moderne, l'impatto è ritardato, ma comunque immane: l'intro elettronica sembra spiazzarci, la opener "Cage With No Limits" è il classico pezzo che ogni grande band grind compone, non è una sorpresa, ma già siamo sulla buona strada per il sanguinamento auricolare. La genialata del gruppo si trova subito dopo. "Too Much?" è ancora un proiettile vagante a velocità fulminanti, ma è un flauto che accompagna i riff nervosi di Trit o stiamo delirando? Come se non bastasse nel break centrale sentiamo lo straniante e sinistro suono di uno scacciapensieri (!) e allora capiamo che questi ucraini stanno davvero male e vanno avanti così: a canoniche — ma sempre ben suonate e lungi dall'essere scontate — canzoni grind inzuppate in egual misura nel death spiccio di inizio anni Novanta e in certa urgenza hardcore, vengono affiancati frangenti atmosferici che rimandano a qualche desolata landa sovietica, elaborati pattern di batteria che si fanno corposi e più cadenzati, il tutto in salsa rutilante e marcia sotto la direzione della potentissima voce di Burz che ricorda i Malevolent Creation. Non è solo la violenza che caratterizza il mondo dei Sectorial: non sono tantissime le band che riescono a coniugare una qualità altissima nei pezzi tirati e poi suonare assoli come quello di "Thy New Horizon", o "Truth Of Life", oppure trovare il tempo per costruire la lunga (per il genere suonato) "Stolen World", ancora alle prese con flauti e riff molto melodici, ma stavolta ai confini del black metal. Non ci sono cedimenti, benchè quarantaquattro minuti siano considerevoli per un disco così: giusto la cover dei Phobia l'avremmo evitata, proprio perchè i Sectorial brillano di luce propria e non hanno bisogno di rubare spazio alle loro composizioni. La strada è in discesa per questi ragazzi, e li vogliamo ancora più schizzati e senza paura di allontanarsi dalle loro influenze maggiori.


Non saranno (ancora) fenomeni, ma intanto piazzano il disco grind del mese.


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